Zone umide nelle isole italiane

Lo Stagno di Platamona, conosciuto anche come Stagno di Sorso è uno Stagno retrodunale senza comunicazione diretta con il mare. È, per estensione e per rilevanza della biodiversità, una delle più importanti zone umide del nord Sardegna. Il regime pluviometrico è caratterizzato da circa 600 mm/anno ed una concentrazione delle piogge nelle stagioni invernale e autunnale; in tali periodi intorno allo stagno si formano estese aree paludose mentre nella stagione estiva, sia a causa dell'elevato deficit idrico che di un marcato livello di evapotraspirazione, il livello si abbassa notevolmente e in molti punti il fondo pantanoso rimane coperto solo da pochi centimetri d'acqua. Ai sensi della "Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche" n. 92/43/CEE è stato classificato come sito di importanza comunitaria (SIC ITB010003). Inoltre, un'area più vasta, estesa per circa 250 ha che ricomprende lo stagno stesso, è stata dichiarata "oasi permanente di protezione faunistica e di cattura" con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.1996. Il sito riveste un particolare interesse per l’avifauna presente e che trova il suo habitat ideale nei fragmiteti e tifeti, diffusi nel versante a Nord dello stagno. Tra queste, sono importanti le specie nidificanti, come il pollo sultano (Porphyrio porphyrio) o l’airone rosso (Ardea cinerea), mentre altre specie svernanti quali il falco di palude (Circus aeruginosus), il gabbiano roseo (Chroicocephalus genei), la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) e il tarabuso (Botaurus stellaris). Dal punto di vista floristico, il sito è stato investigato principalmente da Chiappini (1963) e da Giuau (1986a). Entrambi evidenziano una particolare ricchezza della flora nel versante Nord, vicino alla duna mentre quello a sud, più arido e circondato da coltivi appare anche meno interessante. Tral le specie di particolare interesse, spicca l’unica popolazione conosciuta in Sardegna dell’idrofita carnivora Utricularia vulgaris e di una delle rare popolazioni di Cladium mariscus. Il sito appare d’altro canto ricco di esotiche, la presenza delle quali è coadiuvato dalla forte pressione antropica esercitata dalle attività agricole, concentrate nel versante a Sud e dallo sviluppo urbanistico e turistico in quello a nord. [Monitoraggio in campo: M. Fois, A. Cuena, 12.10.2018]