Zone umide nelle isole italiane

Lo stagno di Tartanelle è una zona umida situata in prossimità della costa nord-orientale della Sardegna. Appartiene amministrativamente al comune di Olbia. Lo stagno fa parte di un complesso di specchi d'acqua ubicati nella zona della foce del rio Padrogianus che comprende anche lo stagno delle Saline e la peschiera di Marina Maria. Il sito, è delimitato a Nord-Est da un cordone sabbioso, antistante l’isolotto Patron Fiaso, località turistica molto frequentata in estate e, a Sud-Ovest, da terreni agricoli bonificati e dall’Aereoporto internazionale di Olbia. Il margine a Nord-Ovest dell’invaso maggiore è invece occupato dal Residence Baia Turchese. Il sistema, per lo più composta da stagni permanenti con salinità variabile in funzione dell’apporto degli imissari interni e dalla vicinanza con le poche e intermittenti comunicazioni con il mare, è caratterizzato dalla presenza di idrofite alofile, quali Ruppia maritima e Nanozostera noltei (=Zoostera noltii), per lo più circondati da salicornieti perenni riferibili all’habitat 1420 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi) nel quale, a mosaico, si stabilizzano le steppe salate ricche di Limonium endemici dell’habitat 1510 * Steppe salate mediterranee (Limonietalia). Nella parte interna più arida domina invece la macchia con Olea europaea, Pistacia lentiscus e Cistus sp.pl. mentre le foreste ripariali, principalmente a tamerici e salici sono quasi del tutto scomparse a seguito delle opere di bonifica e canalizzazione dei tributari. Tali opere hanno fatto sì che pozze e piccoli stagni temporanei, riferibili all’habitat prioritario 3170 * Stagni temporanei mediterranei siano anch’esse oramai scomparse a favore di terreni convertiti all’agricoltura e, più recentemente, allo sviluppo residenziale. D’altro canto, misure di conservazione atte alla conservazione degli habitat dunali hanno permesso la sopravvivenza delle dune fisse dell’habitat 2210 Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae) con specie d’interesse conservazionistico, quali Ephedra distachya e Scrophularia ramosissima. [Monitoraggio in campo: M. Fois, A. Cuena, 01.03.2019]